Domanda "La casa coniugale in cui risiedo è in comodato d’uso. In caso di separazione, sarà riassegnata ai proprietari?"

Casa in comodato: dopo la separazione, sarà riassegnata ai proprietari?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

La Cassazione in diverse pronunce ha chiarito che quando la casa familiare è costituita da immobile concesso in comodato senza limiti di durata a favore del nucleo familiare, in caso di separazione personale dei coniugi, l’interesse dei figli a conservare l’ambiente domestico e di vita prevale sull’interesse del proprietario dell’immobile a rientrare nella disponibilità del bene.

L’abitazione, pertanto, va assegnata al genitore convivente con i figli, indipendentemente da chi ne sia proprietario.

Se il proprietario vuole rientrarne nella disponibilità, dovrà avviare un autonomo giudizio e potrà ottenere il rilascio dell’immobile esclusivamente nel caso in cui dimostri la sussistenza di un bisogno urgente e imprevedibile ai sensi dell’art. 1809, 2° comma, del Codice civile.

Si può fare un accordo prematrimoniale?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

La sentenza n. 3777/81 della Corte di Cassazione ha sancito la nullità dei patti prematrimoniali per illiceità della causa.

Dal 2000 ci sono state alcune aperture, ad esempio con la sentenza n. 23713/2012 che ha riconosciuto la validità di un contratto con cui la futura moglie si impegnava a trasferire la proprietà di un immobile al coniuge (a titolo di indennizzo per le somme spese dallo stesso per ristrutturare l’edificio adibito poi a casa coniugale). Tuttavia, con la più vicina n. 2224/2017, la Corte di Cassazione ha nuovamente confermato la nullità degli accordi prematrimoniali per illiceità della causa.

Domanda "Dopo il divorzio ho iniziato una relazione. Posso presentare il nuovo partner a mio figlio?"

Relazione dopo divorzio. Posso presentare il nuovo partner a mio figlio?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

È regola di buon senso che la presenza di una nuova figura nella vita dei figli debba essere inserita con modalità non traumatiche e che rispettino la sensibilità dei figli, evitando la sovrapposizione dei ruoli.

Le clausole che alle volte vengono inserite negli accordi di separazione o di divorzio in cui si prevede l’obbligo per i coniugi di introdurre nuovi compagni in modo graduale nella vita dei figli, così come quelle che vietano i contatti per un certo periodo di tempo, non costituiscono un vero e proprio obbligo giuridico. Si tratta più che altro di un impegno morale che, se violato, non comporta l’applicazione di una sanzione, salvo che non abbia comportato gravi conseguenze pregiudizievoli sui minori.

Domanda "Il mio ex non paga il mantenimento: posso denunciarlo?"

Il mio ex non paga l’assegno di mantenimento: posso denunciarlo?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

Contribuire al mantenimento della moglie, anche divorziata, e dei figli è un obbligo che, se violato, espone al rischio di sanzioni penali ai sensi degli articoli 570 (violazione degli obblighi di assistenza familiare), 570 bis c.p. (violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio) e 388 (violazione dolosa di provvedimento dell’autorità giudiziaria) del codice penale. È quindi possibile effettuare una denuncia.

Gli artt. 570 e 388 del codice penale si applicano anche in caso di mancato mantenimento dei figli nati fuori dal matrimonio.

Mio figlio maggiorenne lavora: devo versare l’assegno?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

Secondo la legge, i genitori sono obbligati a versare il mantenimento fino a che l’attività lavorativa del figlio maggiorenne consente a quest’ultimo di raggiungere l’indipendenza economica. In base a questo principio, la giurisprudenza ha ritenuto che nei casi in cui il figlio stia completando la sua formazione, oppure svolgendo un lavoro precario e limitato nel tempo, il genitore è tenuto ancora a versare l’assegno. Il genitore può essere, però, esonerato dal mantenimento del figlio disoccupato quando quest’ultimo sia inerte nella ricerca di un lavoro o prosegua gli studi senza rendimento.

Frase "ho tradito mio marito: possono portarmi via i figli?"

Ho tradito mio marito: possono portare via i figli?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

L’idoneità genitoriale è una cosa ben distinta dai doveri coniugali.
La violazione di questi doveri può comportare al massimo l’addebito della separazione, ma non può essere considerata indice di una inadeguatezza genitoriale.

Domanda "Cosa vuol dire affidamento condiviso" su fondo verde

Cosa vuol dire affidamento condiviso?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

Affidamento condiviso significa che le decisioni relative ai figli devono essere assunte in via condivisa da entrambi i genitori.Vengono così fissate, di comune accordo, scelte relative alla crescita, alla salute e alla formazione scolastica e religiosa, alla residenza anagrafica ed a tutti gli aspetti più importanti della vita dei figli minori. Si tratta delle “decisioni di maggiore importanza” che incidono in maniera significativa sulla crescita dei figli.

Le decisioni di “ordinaria amministrazione”, cioè quelle relative al quotidiano (ad esempio: mandare il figlio ad una festa di compleanno o a casa di un amico), possono venire assunte direttamente da uno solo dei genitori se riguardano il tempo in cui il figlio è presso di lui.

domanda su differenza tra affidamento e collocazione abitativa

Qual è la differenza tra affidamento e collocazione?

Qual è la differenza tra affidamento e collocazione?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

Quando si parla di affidamento dei figli ci si riferisce all’esercizio della responsabilità genitoriale, cioè all’assunzione delle decisioni relative alla vita dei figli (crescita, salute, formazione scolastica, ecc.). La collocazione abitativa indica, invece,l’abitazione di uno dei genitori, presso la quale i figli rimangono a vivere in via prevalente dopo la separazione.

Nell’affidamento condiviso, ad esempio, le scelte relative ai figli vengono concordate da entrambi i genitori. Entrambi, dunque, compartecipano alle decisioni che incidono sulla crescita dei figli. Questo non significa che il figlio sarà collocato sia dalla madre che dal padre. La collocazione abitativa è infatti unica e viene fissata, anche ai fini anagrafici, soltanto presso uno dei due genitori.

Quali sono le conseguenze se abbandono il tetto coniugale?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

L’abbandono del tetto coniugale non costituisce reato nel nostro ordinamento; tuttavia, esso integra violazione degli obblighi coniugali, vale a dire del dovere di coabitazione e dell’obbligo di fornire assistenza al coniuge. Per questo, chi ha subito l’abbandono può richiedere l’addebito della separazione al coniuge che si è allontanato da casa. L’addebito consiste, in sostanza, nel riconoscere che la crisi coniugale è responsabilità di uno solo dei coniugi, che, con il proprio comportamento, ha provocato la separazione. Si può chiedere l’addebito soltanto nell’ambito di una causa di separazione giudiziale (non nella separazione consensuale).

Che cosa prevede il DDL Pillon?

Scopriamo le possibili novità introdotte dal DDL Pillon

Il DDL #Pillon vorrebbe introdurre la “bigenitorialità perfetta”: questo significa che, in caso di separazione di una coppia, il mantenimento dei figli, l’affidamento, i costi e il tempo da trascorrere insieme verrebbero essere divisi precisamente a metà tra padre e madre.

Bisogna specificare, però, che si tratta soltanto di un disegno di legge, non ancora approvato in Parlamento e Senato.