immagine con sfondo grigio con domanda "È possibile revocare l’interdizione giudiziale?"

È possibile revocare l’interdizione giudiziale?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

L’art. 429 c.c. sancisce che in qualsiasi momento, quando cessa la causa dell’interdizione o dell’inabilitazione, queste possono essere revocate con sentenza.

La domanda per la revoca dell’interdizione o dell’inabilitazione può essere presentata dal coniuge, dai parenti entro il quarto grado o dagli affini entro il secondo grado, dal tutore dell’interdetto, dal curatore dell’inabilitato o su istanza del pubblico ministero.

La revoca dell’interdizione può essere anche chiesta al fine di ottenere l’applicazione della misura dell’amministrazione di sostegno, misura meno invasiva e più flessibile rispetto alla vecchia interdizione.  

schermata con sfondo verde e domanda "in cosa consiste la comunione legale dei beni"

In che cosa consiste la comunione legale dei beni?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

La comunione legale dei beni è il regime patrimoniale che, per legge, si applica al matrimonio se i coniugi non scelgono diversamente (optando per la separazione dei beni o per altri regimi convenzionali).

La funzione della comunione legale è costituire un patrimonio comune ai coniugi, destinato al soddisfacimento delle esigenze della famiglia.

La comunione ha per oggetto gli acquisti compiuti dai coniugi, anche separatamente, dopo il matrimonio, ad eccezione di alcuni beni che rimangono personali; le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio, i frutti dei beni appartenenti anche solo a uno dei due coniugi; i proventi dell’attività separata di ciascuno dei coniugi.

Sono invece esclusi dalla comunione i beni di cui ciascuno dei coniugi era titolare prima del matrimonio; i beni acquisiti da uno dei coniugi durante il matrimonio per donazione o successione; i beni di uso strettamente personale, quelli strumentali per l’esercizio di una professione ed eventuali somme percepite a titolo di risarcimento danni.

Immagine con fondo grigio con scritta "Come avviene l’accertamento giudiziale della paternità e della maternità?"

Come avviene l’accertamento giudiziale della paternità e della maternità?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

La dichiarazione giudiziale di paternità e di maternità è lo strumento giuridico tramite cui un soggetto nato fuori dal matrimonio può vedersi riconosciuto lo status di figlio, indipendentemente dalla volontà dei genitori.

In altre parole, il figlio che alla nascita non sia stato riconosciuto dalla madre o dal padre, può rivolgersi al Tribunale chiedendo di accertare il rapporto di filiazione nei confronti del genitore che non lo abbia riconosciuto.

L’azione di accertamento può essere promossa anche dal genitore che ha riconosciuto il figlio, nei confronti dell’altro genitore che abbia omesso il riconoscimento.

Il rapporto di filiazione biologica viene accertato mediante la prova ematogenetica (test del DNA) o mediante altri mezzi di prova (documenti, testimonianze, ecc.).

Cosa sono gli ordini di protezione contro gli abusi familiari?

Cosa sono gli ordini di protezione contro gli abusi familiari?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

Gli ordini di protezione contro gli abusi familiari sono provvedimenti urgenti che vengono emessi dal Tribunale in situazione di violenza ed abusi in famiglia.

La norma (art. 342 bis c.c.) specifica che deve trattarsi di condotte che causano “un pregiudizio grave all’integrità fisica o morale e alla libertà personale del coniuge o del convivente”. 

In presenza di tali condotte (che vanno rigorosamente dimostrate), il giudice, su domanda di parte, emette un decreto, anche senza previamente sentire la persona accusata di abusi, ordinandole di porre immediatamente fine alla condotta violenta o maltrattante e vietandole di avvicinarsi ai luoghi frequentati dai familiari vittime degli abusi.

Presupposti per l’applicazione della misura sono: 

  •  la convivenza o perdurante coabitazione (che non è esclusa quando la vittima si allontani dall’abitazione comune prima di rivolgersi al giudice, quando l’allontanamento sia causato dal timore di subire ulteriore violenza);
  • una condotta gravemente pregiudizievole all’integrità fisica o psicologica della persona; dunque non solo maltrattamenti fisici, ma anche tutti i casi di violenze psicologiche, offese, minacce e comportamenti comunque lesivi della dignità della persona.
Sfondo verde con domanda "Un signle può adottare un bambino?"

Un single può adottare un bambino?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

In Italia, soltanto le coppie sposate possono adottare un bambino, mentre ai single la strada è preclusa, salvi i casi particolari riportati dall’art. 44 della Legge 184/83.

Detta norma specifica che l’adozione è consentita a persona non coniugata quando:

  1. la persona che avanza la richiesta è unita al minore da vincolo di parentela fino al sesto grado o da preesistente rapporto stabile e duraturo, anche maturato nell’ambito di un prolungato periodo di affidamento, se il minore sia orfano di padre e di madre;
  2. si è in presenza di minori orfani di entrambi i genitori;
  3. nell’impossibilità di affidamento preadottivo.
Immagine di sfondo in grigio con domanda "Che cos’è la divisione ereditaria contrattuale?"

Che cos’è la divisione ereditaria contrattuale?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

La divisione volontaria è quel contratto con cui gli eredi sciolgono volontariamente la comunione ereditaria. È quindi un accordo con cui i coeredi diventano ciascuno proprietario esclusivo di una parte dei beni ereditari.
Essa si svolge in più fasi, che comprendono la riunione di tutti i beni ereditari e la formazione della massa ereditaria, ovvero l’inventario e la stima di tutti i beni che compongono il patrimonio del defunto; si procede poi con la formazione delle singole porzioni per ogni coerede, che possono comprendere beni mobili, immobili e, qualora sia impossibile frazionare un bene, corrispettivi conguagli in denaro. Infine, l’assegnazione delle singole porzioni, con attribuzione diretta, per scelta o a sorteggio.

Immagine con fondo grigio con domanda "Quali sono le conseguenze nella separazione se ho tradito mia moglie?"

Quali sono le conseguenze nella separazione se ho tradito mia moglie?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

La fedeltà coniugale è un obbligo espressamente previsto dalla legge.
Pertanto, in caso di tradimento, il coniuge tradito può richiedere l’addebito della separazione, cioè il riconoscimento formale della responsabilità della crisi coniugale in capo al coniuge che ha commesso adulterio.

L’addebito ha alcune conseguenze pratiche, quali il venir meno dei diritti successori in favore del coniuge che ha tradito, il venir meno del diritto al mantenimento e la condanna al pagamento delle spese legali della causa di separazione.

È bene precisare che l’addebito della separazione non ha effetti per quanto attiene la regolamentazione dei rapporti con i figli, che rimane una questione separata e distinta dalla violazione dei doveri coniugali.

Rate del mutuo casa familiare dopo la separazione

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

Le possibili soluzioni possono essere diverse.

Recesso dal contratto di mutuo e accollo interno

Se un coniuge vuole liberarsi della proprietà dell’immobile può farlo, ma dovrà versare una quota o parte della rata del mutuo, in base alla sue capacità economiche. L’importo sarà portato in detrazione rispetto all’assegno mensile di mantenimento. Questo caso viene definito accollo interno. Tuttavia, è bene far presente che la banca potrebbe non accogliere il recesso,, in quanto ha bisogno di garanzie di solvibilità che l’altro coniuge potrebbe non fornire in modo adeguato.

Mutuo cointestato e accollo esterno

In questo caso viene uno dei due coniugi decide di acquistare dall’altro coniuge la parte delle sua proprietà del bene cointestato, e quindi si accolla anche il pagamento del mutuo stesso, formalizzando le condizioni con la banca che deve accettare il nuovo accordo, con la possibile rinegoziazione delle condizioni del mutuo.

Vendita dell’immobile

I due coniugi possono decidere di cedere l’immobile a terzi e con gli importi ricavati estinguere il mutuo e dividere gli eventuali residui tra loro. L’importo ricavato può anche non essere diviso a metà: in questo caso, i due ex coniugi possono decidere consensualmente o tramite sentenza di dividere il ricavato in base all’effettiva contribuzione al pagamento del mutuo.

Sfondo con immagine grigia e domanda "Dopo quanto tempo dalla separazione si può divorziare?"

Dopo quanto tempo dalla separazione si può divorziare?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

I tempi per ottenere il divorzio dopo la separazione dipendono dalla modalità con cui i due coniugi decidono di separarsi.

Vi è infatti la separazione giudiziale, che avviene qualora non vi sia accordo tra i coniugi e con cui si ricorre tramite procedimento in tribunale. In questo caso, il divorzio si può chiedere dopo 1 anno dalla prima udienza della separazione.

La modalità consensuale, invece, si realizza in Tribunale, in Comune o con la negoziazione assistita in presenza degli avvocati delle parti e permette di procedere al divorzio dopo 6 mesi dalla firma dell’accordo di separazione (nel caso di separazione effettuata in Comune o mediante negoziazione assistita) e dall’udienza in Tribunale (nel caso di separazione effettuata mediante ricorso congiunto in Tribunale).

Immagine con fondo grigio e domanda in primo piano "Quali sono i requisiti per un'adozione internazionale?"

Quali sono i requisiti per un’adozione internazionale?

La risposta dell’Avvocato Barbara D’Angelo

Per adottare un minore straniero, una coppia deve rispondere ai seguenti requisiti:
– essere una coppia coniugata al momento della presentazione della dichiarazione di disponibilità;
– qualora il matrimonio sia stato celebrato da meno di tre anni, deve dare prova documentale o mediante testimoni di aver stabilmente convissuto anche prima del matrimonio, per un periodo di almeno tre anni complessivi;
– non avere in corso nessun procedimento di separazione, nemmeno di fatto.
– essere idonei ad educare ed istruire, e in grado di mantenere i minori che intendono adottare.
La richiesta di idoneità all’adozione internazionale va depositata presso il Tribunale per i minorenni del luogo di residenza dei richiedenti.