Violenza di genere: un quadro normativo in evoluzione e le nuove tutele per le vittime
Negli ultimi anni il tema della violenza di genere è diventato sempre più centrale nel dibattito sociale e istituzionale. Si tratta di un fenomeno che, nonostante la crescente attenzione pubblica, continua a mostrare numeri allarmanti e a richiedere risposte rapide e incisive da parte del legislatore. Proprio per questo il quadro normativo italiano è stato oggetto di modifiche significative, con l’obiettivo di rendere il sistema più efficace nella prevenzione, nella protezione delle vittime e nella repressione delle condotte violente.
La normativa di riferimento: evoluzione e novità recenti
Il pilastro della tutela penale resta l’art. 572 c.p., che punisce i maltrattamenti contro familiari e conviventi, disposizione che negli anni ha visto un’interpretazione sempre più estesa, includendo non solo i rapporti familiari tradizionali ma anche convivenze di fatto e relazioni affettive non formalizzate. A questo si accompagna l’art. 612-bis c.p., relativo agli atti persecutori (stalking), introdotto nel 2009 e oggi tra le fattispecie più applicate nei procedimenti che riguardano la violenza nelle relazioni.
Un passaggio importante è stata poi l’introduzione del cosiddetto Codice Rosso (L. 69/2019), che ha rivoluzionato le tempistiche e le modalità di intervento da parte dell’autorità giudiziaria. Grazie a questa riforma, la polizia giudiziaria deve trasmettere immediatamente la notizia di reato alla Procura e il pubblico ministero è tenuto ad ascoltare la persona offesa entro tre giorni dall’iscrizione della denuncia. L’obiettivo è ridurre al minimo le attese e fornire protezione tempestiva.
Negli ultimi due anni il legislatore è nuovamente intervenuto, rafforzando le misure cautelari e inserendo strumenti ulteriori per la gestione del rischio. Oggi, l’allontanamento urgente dalla casa familiare può essere disposto con maggiore rapidità, e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima può essere accompagnato dal braccialetto elettronico per un monitoraggio continuo. Si è inoltre ampliata la possibilità per il giudice di sospendere la responsabilità genitoriale in caso di condotte violente assistite o subite dai minori.
Particolare attenzione è stata riservata anche ai percorsi di recupero per gli autori di violenza, non più visti esclusivamente come misure volontarie o sperimentali, ma come strumenti ritenuti necessari per prevenire la reiterazione dei comportamenti. In alcuni casi la partecipazione a tali programmi può essere prescritta come condizione per la sospensione condizionale della pena o come misura alternativa.
Queste innovazioni mostrano chiaramente la direzione della politica legislativa: intervenire presto, proteggere la vittima in modo concreto e fare in modo che il percorso giudiziario non lasci spazi di rischio tra un passaggio procedurale e l’altro.
La protezione della vittima: un approccio più integrato
La tutela non si limita più alla sola dimensione penale, ma coinvolge sempre più spesso anche quella civile e familiare. Nei procedimenti davanti al giudice della famiglia, la presenza di episodi di violenza incide profondamente sulle decisioni relative ai figli e all’assetto successivo alla separazione. La giurisprudenza degli ultimi anni è costante nel ritenere che la violenza domestica sia incompatibile con un’effettiva condivisione della responsabilità genitoriale: un genitore violento non è in grado di garantire un ambiente adeguato alla crescita dei minori, e ciò giustifica l’adozione di misure limitative o l’esclusione dell’affidamento.
Anche sotto il profilo economico, la violenza subita può avere ricadute importanti. Il giudice può riconoscere un assegno di mantenimento più elevato o persino un risarcimento del danno in sede civile, quando il comportamento dell’autore abbia inciso in modo significativo sul benessere psico-fisico della vittima.
Prevenzione e cultura della denuncia
Accanto alle norme, rimane decisiva la componente culturale. La difficoltà più grande, ancora oggi, è spesso la denuncia. Molte vittime esitano per paura, dipendenza economica, vergogna o mancanza di fiducia nelle istituzioni. Per questo il legislatore ha previsto protocolli più stretti di collaborazione tra forze dell’ordine, centri antiviolenza, servizi sociali e autorità giudiziaria, favorendo una risposta integrata e multidisciplinare.
Anche la formazione degli operatori è un tassello indispensabile: la corretta gestione dei casi richiede competenze specifiche non solo giuridiche, ma anche relazionali e psicologiche.
Conclusioni
Il percorso di riforma degli ultimi anni dimostra una crescente consapevolezza della gravità e complessità della violenza di genere. Le norme oggi disponibili sono più rapide, più incisive e meglio coordinate fra loro. Tuttavia, la vera efficacia del sistema dipende dalla capacità di applicarle con coerenza e sensibilità, garantendo alla vittima un ambiente sicuro, ascolto qualificato e un sostegno continuativo.
Lo Studio Legale dell’avv. Barbara D’Angelo rimane a disposizione per fornire assistenza legale specializzata in casi di violenza domestica o di genere, offrendo tutela, riservatezza e un accompagnamento costante durante tutto il percorso giudiziario e di protezione.



















